La Bufala: Motore di Perendev |
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Scritto da Administrator
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Domenica 13 Giugno 2010 22:34 |
Volevo oggi illustrare una chimera apparsa in rete da qualche tempo, che conta una moltitudine di poveri imitatori: IL FANTOMATICO MOTORE DI PERENDEV. Questo apparecchio mi è stato nominato per la prima volta da un mio ex-allievo della mia Scuola, il quale illuso dalle dimostrazioni messe in rete voleva costruirlo. Incuriosito sono andato su youtube per vedere qualche filmato ed ho visto, ho valutato anche alcuni documenti che circolano in rete su fantomatici calcoli giustificativi del fenomeno, ed ho giudicato CHE ENORME BUFALA.
Il collegamento col video di youtube
Ma vediamo di andare un pò più sullo specifico. Il motore di perendev è una macchina, inventata da un Russo (ometto di scrivere scienziato), che promette di generare energia meccanica senza assorbire energia sotto altre forme. Già da questo si dovrebbe capire che è una bufala, avrebbe inventato il moto perpetuo di III specie: quello che genera energia dal nulla, ma anche Galileo non era creduto ed allora ho visto il filmato: praticamente c'è un cavalletto con sopra montato un albero motore con doppio cuscinetto, calettati sull'albero ci sono una serie di dischi di teflon con incastrati nella periferia una serie di magneti al neodmio, inclinati di un particolare angolo vicno ai 20° rispetto alla tangente, lo statore che gli si accosta sopra, nella fase del presunto moto, è anch'esso di teflon con altrettanti dischi corrispondenti a quelli dello statore con incastrati altri magneti al neodmio.
La macchina dovrebbe mettersi a ruotare autonomamente quando si accosta lo statore sul rotore, grazie alla forza di attrazione e repulsione fra i magneti nei vari dischi che nelle varie posizioni dovrebbero trovarsi tutti nella condizione di attirare o respingere.
Questa chimera viene inseguita, purtroppo, da tante persone in rete fra cui anche ragazzi che cercano di metterla in pratica, col rischio di far scoraggiare quelli che magari potrebbero avere un futuro da tecnologi, mentre l'autore favella motori da 250 kW che non assorbono energia e si lamenta poiché non c'è nessuno che vuole finanziare il progetto che manderebbe in rovina le compagnie petrolifere. QUANTE CRETINAGGINI, il motore non potrà funzionare mai per tanti motivi il primo del quale è il principio di conservazione dell'energia, NULLA SI CREA E NULLA SI DISTRUGGE, MA TUTTO SI TRASFORMA. Ma non solo ovviamente, siccome si parla solo di magneti statici, seppur inclinati e orientati opportunamente oltre che alternati con una certa precisione è ovvio comprendere come prima o poi dovranno trovare una condizione di equilibrio, direi inevitabile, quindi magari potrebbe anche fare un 3/4 di giro per poi fermarsi in una posizione di equilibrio. Non può essere altrimenti, prima o poi si dovrà fermare. Peccato che ci sia tanta gente che prova a costruirlo, per poi addossarsi la colpa di non averlo costruito bene, poichè non gira.
Purtroppo questi sono gli aspetti negativi di internet: un grande media della conoscenza che permette al primo imbroglione di turno di potersi affermare, facendo credere di avere inventato il moto perpetuo, fra qualche giorno vedrete qualcuno che inventerà la macchina del tempo.
Arrivederci e non credete mai a coloro che vi vogliono regalare qualcosa, perché non regala niente nessuno.
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Ultimo aggiornamento Mercoledì 16 Febbraio 2011 18:52 |
Scritto da Administrator
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Giovedì 27 Maggio 2010 22:40 |
Diventano meno stringenti i controlli sulla sicurezza del parco ascensori. È una conseguenza della sentenza 5413/2010, emanata dal Tar Lazio il primo aprile scorso dopo il ricorso di Confedilizia per l’annullamento del DM 23 luglio 2009. Leggi la sintesi e il testo della sentenza
Ascensori vecchi, niente verifica Sentenza del TAR del Lazio n. 5413/2010
Annullato il decreto del Ministero dello Sviluppo Economico 23 luglio 2009 recante "Miglioramento della sicurezza degli impianti ascensoristici anteriori alla direttiva 95/16/CE", secondo il quale agli ascensori doveva essere effettuato un check up straordinario al fine di renderli più sicuri, ed entrato in vigore lo scorso 1 settembre 2009. Diventano così meno stringenti i controlli sulla sicurezza del parco ascensori. È una conseguenza della sentenza 5413/2010, emanata dal Tar Lazio il primo aprile scorso dopo il ricorso di Confedilizia per l’annullamento del DM 23 luglio 2009. La pronuncia lascia scontento il Ministero dello Sviluppo Economico, che ha annunciato la sua impugnazione.
Il Decreto imponeva una verifica straordinaria sugli ascensori installati e messi in esercizio prima dell’entrata in vigore del Dpr 162/1999, varato per la ricezione della Direttiva 95/16/CE. In base al DM i controlli sarebbero stati impellenti per gli impianti più vecchi, come quelli entrati in funzione prima del 15 novembre 1964, da verificare entro il 31 agosto 2011. Il check up avrebbe invece potuto protrarsi fino al 2013 per gli ascensori più moderni Il Tar Lazio ha accolto il ricorso di Confedilizia giudicando il provvedimento ministeriale illegittimo sotto tutti i profili. Contestato soprattutto il riferimento alla raccomandazione della Commissione Europea, che invitava gli Stati membri a migliorare la sicurezza degli impianti in esercizio.
Ricordiamo, infatti, che secondo il DM 23 luglio 2009 agli ascensori avrebbero dovuto essere effettuati dei check up straordinario al fine di renderli più sicuri entro:
* due anni dalla data di entrata in vigore del decreto per gli ascensori installati prima del 15 novembre 1964; * tre anni dalla data di entrata in vigore del decreto per gli ascensori installati prima del 24 ottobre 1979; * quattro anni dalla data di entrata in vigore del decreto per gli ascensori installati prima del 9 aprile 1991; * cinque anni dalla data di entrata in vigore del decreto per gli ascensori installati prima del 24 giugno 1999.
Come prevedeva il DM, l'ente autorizzato ad effettuare le verifiche periodiche e/o straordinarie, previste all'art. 13 del DPR 162/1999, che ha effettuato o approvato l'analisi dei rischi, avrebbe dovuto prescrivere i conseguenti interventi di adeguamento sull'impianto, che avrebbero dovuto essere tassativamente attuati entro i termini seguenti:
* entro cinque anni dalla data di esecuzione dell'analisi dei rischi per le situazioni di rischio riportate nella tabella A del decreto 23 luglio 2009; * entro dieci anni dalla data di esecuzione dell'analisi dei rischi per le situazioni di rischio riportate nella tabella B del decreto 23 luglio 2009.
Subito critica la posizione di Confedilizia che ha presentato ricorso al TAR del Lazio deducendo in particolare le seguenti violazioni:
1. Non essendo "norme autorizzate", le norme UNI EN 81-80 avrebbero solo potuto essere pubblicate con "regolamento" adottato con decreto ministeriale. Ma nel caso in esame, il decreto non è individuato come "regolamento" e non è stato preceduto dall'acquisizione del parere del Consiglio di Stato.
2. Il decreto non ha pubblicizzato e reso conoscibile alla generalità degli utenti la normativa tecnica, la quale risulta essere di proprietà dell'UNI, che ne può concedere a pagamento la licenza, peraltro circoscritta all'uso di una sola copia e con divieto di riproduzione, anche non integrale, che non sia ad esclusivo uso del cliente.
3. Non essendo una normativa "armonizzata", il decreto dovrebbe al più valere come "norma tecnica nazionale" di carattere prudenziale, in quanto serva al rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza. Il DM impone, invece, l'adeguamento degli ascensori alla normativa UNI EN 81-80 in maniera assoluta e incondizionata, comminando in via sanzionatoria il fermo dell'impianto e senza circoscrivere l'applicazione della stessa normativa né distinguere le previsioni a seconda che siano collegate o meno con i requisiti essenziali di sicurezza previsti. Inoltre, la verifica straordinaria è imposta per impianti invariati e funzionanti e dunque in palese violazione della legge sulla prevalenza dei regolamenti governativi su quelli ministeriali (art. 17 Legge. n. 400/1988), solo per giustificare un eventuale successivo fermo dell'impianto e mettere le spese per la stessa "verifica straordinaria" totalmente a carico del proprietario, in spregio dell'art. 23 della Costituzione.
4. L'utilizzo nel tempo della normativa UNI EN 81-80 non può discostarsi dal disposto dell'art. 19 D.P.R. n. 162 del 1999, il quale prescrive che fino alla data del 30 giugno 1999 è consentito commercializzare e mettere in servizio, oltre ai componenti di sicurezza, gli ascensori conformi alle norme vigenti fino alla data di entrata in vigore del regolamento. L'illegittimità del decreto impugnato è tanto più grave in quanto il principio di irretroattività delle specifiche tecniche sulla sicurezza degli ascensori è stato sancito dal D.P.R. n. 162 del 1999, in pedissequa esecuzione degli obblighi comunitari nascenti dall'art. 15 della direttiva 95/16/CE, secondo cui "gli Stati membri ammettono, sino al 30 giugno 1999, la commercializzazione e la messa in servizio di ascensori …. conformi alle normative vigenti nel loro territorio alla data di adozione della presente direttiva".
Il TAR del Lazio ha accolto il ricorso annullando il decreto impugnato e ammettendo che l'impugnato decreto non è stato affatto adottato al fine di garantire una più efficace tutela contro i rischi connessi all'uso dell'ascensore. La riprova della fondatezza del rilievo è nello stesso provvedimento, nel quale è detto chiaramente che l'obiettivo perseguito dal Governo è quello di "rilanciare l'edilizia" e quindi di fronteggiare la crisi, che essa attualmente attraversa, "anche" con la messa in sicurezza degli impianti tecnologici all'interno degli edifici, e "fra questi l'ascensore in quanto indispensabile mezzo di trasporto".
I giudici del TAR hanno confermato come il DM avrebbe dovuto preventivamente acquisire il parere obbligatorio del Consiglio di Stato. Inoltre, non è stato accolto l'assunto che l'impugnato D.M. non sarebbe un regolamento, ma un atto amministrativo generale, in quanto per atto amministrativo generale deve intendersi quello che si limita a dare attuazione al dettato di norme giuridiche preesistenti ed indirizzate ad una pluralità indeterminata di soggetti. Tale qualificazione non può essere ragionevolmente riconosciuta al decreto impugnato atteso che lo stesso crea norme nuove, con esse imponendo ai suoi destinatari obblighi patrimoniali pesantissimi e permanenti, gravemente sanzionati in caso di inadempimento, ma del tutto privi del necessario supporto normativo.
Il decreto è stato annullato non solo e non tanto per vizi formali, quanto nel suo impianto generale, che è stato ritenuto, oltre che privo di ogni supporto normativo, anche inutilmente ripetitivo dei controlli già in essere (una visita di manutenzione ogni sei mesi e una verifica ogni due anni). Infatti il Tar ha rilevato che per effetto del decreto impugnato, al sistema previsto se ne sarebbe sovrapposto un altro (motivato con riferimento alla migliore qualità che garantirebbero le tecniche Uni). In sostanza, si sarebbe, secondo i giudici, mantenuto in piedi un sistema che avrebbe obbligato i suoi operatori a segnalare immediatamente eventuali difetti dell'ascensore ai relativi proprietari perché provvedessero ad eliminarli, e ad esso se ne sarebbe sovrapposto un altro, con l'introduzione di un'ulteriore verifica. Il primo controllore sarebbe stato controllato dal secondo, senza che fosse neppure stabilito, in caso di esiti diversi, a quale dei due i privati proprietari dovessero conformarsi.
La sentenza è stata accolta con soddisfazione da Confedilizia e criticata da Anacam, Associazione nazionale delle imprese di costruzione e manutenzione degli ascensori, che ha accusato di non garantire misure più efficaci per la sicurezza.
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha annunciato l’impugnazione della sentenza davanti al Consiglio di Stato spiegando che, oltre a recepire un orientamento europeo, il decreto costituisce una misura di responsabilità a sostegno della sicurezza. Discordanza anche sui costi delle verifiche straordinarie, che sarebbero più basse rispetto ai 6 miliardi denunciati da Confedilizia. |
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Energia Nucleare SI o NO? |
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Scritto da Administrator
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Giovedì 13 Maggio 2010 18:06 |
Vi sembrerà strano sentire parlare di Nucleare all'interno della sezione "Rinnovabili", ma è questa la giusta collocazione da fornire a questo argomento.
In tal senso volevo fornire un piccolo contributo alle discussioni riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nel corso di questi anni ci sono state decine di campagne denigratorie rivolte verso la produzione di energia con metodi tradizionali o con il nucleare, poiché questi sistemi sono inquinanti o producono rifiuti (come il nucleare) di difficile smaltimento. Perché non sostituirle con le fonti rinnovabili? Parliamone un po’ più specificatamente:
il primo sistema, per quantità di energia generata, è quello fotovoltaico. A prescindere dal costo esagerato di ogni pannello (costa circa 2000 €uro per kilowatt), questo sistema funziona ovviamente nelle ore antimeridiane e quando il cielo non è coperto, d’inverno possibilmente alle 15:30 si stacca e non funziona sino all’alba dell’indomani. E nel pomeriggio l’energia chi me la fornisce?
Potrebbe venire in aiuto il sistema eolico, che non ha orari di produzione, ma il cui costo è altrettanto elevato per non parlare del fatto che in caso di vento superiore a 25 km/h il sistema si deve bloccare per conservare l’integrità del generatore.
Ovviamente non dimenticherò di citare una delle principali e più antiche fonti rinnovabili, che è quella idroelettrica, la cui fettina è pressoché costante a causa della diminuzione delle risorse idriche e dell’elevato costo di una diga con relativa centrale.
Gli altri sistemi di produzione alternativi neanche li cito perché costituiscono piccolissimi spicchi della torta energetica.
E allora che facciamo? Ebbene secondo il volere di alcuni un pomeriggio nuvoloso del 2080 con poco vento, si potrebbe bloccare tutto un paese perché non si può produrre energia con fonti rinnovabili.
In realtà si capisce che non possiamo arrivare a tal punto, come ci si deve orientare? Sino a quando durerà il petrolio e i gas combustibili (in Italia si produce tanto con le centrali turbogas, che bruciano prezioso metano a costi molto elevati) si andrà avanti così, quando questi combustibili fra 60-80 anni scarseggeranno, trovandoci impreparati saremo costretti a comprare dall’estero quote di energia sempre più grandi, ovviamente con costi sempre maggiori. L’energia in Italia costa già più cara che in Europa perché ne importiamo una grossa quantità dalla Svizzera e dalla Francia, grossi produttori di energia nucleare, con un aggravio ai costi di produzione di qualsiasi prodotto industriale, che ovviamente ha bisogno di energia.
L’unico sbocco esistente a questa situazione di empasse, generata da tanti anni di immobilismo, di cattiva politica, di cambi di rotta governativi, per non contare il referendum del 1987 e l’irresponsabile azione degli ambientalisti, è quello di puntare verso l’energia nucleare. Quest’ultima è un’ottima fonte capace di coadiuvare le fonti rinnovabili, quando il petrolio sarà terminato, il costo a regime dell’energia è conveniente, il problema sta nella costruzione della centrale che richiede anni di lavoro, per non contare che l’Italia aveva nell’87 ingegneri nucleari invidiati da tutto il mondo, ora si ritrova a rincorrere la tecnologia sperimentata da altri, mentre da noi la ricerca energetica si è congelata a 20 anni fa. Molti richiamano l’attenzione sul problema delle scorie, bene ricordiamoci che in Italia avevamo 2 centrali nucleari, di cui una perfettamente funzionante a Montalto di Castro ed un’altra quasi terminata, che sono state spente con una cifra di circa 10 miliardi di euro buttata al vento, poiché ormai non si possono più riattivare ed in ogni caso la loro tecnologia è vecchia. Queste due centrali hanno le loro scorie nucleari che vengono stoccate e sono trattate come tutte le altre centrali, inoltre le scorie si possono portare, pagando, in paesi disposte a trattarle per la loro conservazione. Altri richiamano l’attenzione sul rischio incidente: ebbene questi sono ancora più ridicoli, in caso di incidente nucleare in Francia o in Svizzera i primi ad essere interessati saremmo noi italiani, senza peraltro avere quei sistemi di allerta per mettere in sicurezza la popolazione, una per tutte basta ricordare Chernobyl: Tutta l’Italia sino a Roma è stata interessata dalla nube radioattiva che invase tutta l’Europa. Questa molla fece scattare la paura nucleare: pochi sanno che l’incidente fu provocato dalla follia di un gerarca statale che, non sappiamo perché, voleva testare il reattore al massimo della potenza con la turbina dell’alternatore staccata, in poco tempo il reattore si è surriscaldato non permettendo più la riduzione della potenza. A quel punto si rischiò anche l’esplosione, ancora più devastante, scongiurata dal sacrifico di tanti pompieri.
Il nucleare non deve far paura perché quello di oggi è più sicuro ancora di quello della maggior parte delle centrali esistenti e costituisce l’unica alternativa all’esaurimento delle fonti energetiche fossili, contemporaneamente si deve spingere sulla ricerca di fonti rinnovabili sempre più efficienti poiché una sola fonte non è sufficiente a sopperire a tutta la richiesta energetica.
Francesco Monteleone |
Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Ottobre 2010 14:16 |
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